Guerre, incubi nucleari, pandemie, crisi energetiche, crisi economiche, crisi ambientali e crisi di nervi. Quanto tempo rimane al nostro pianeta? Beh… soltanto 90 secondi, secondo l’Orologio dell’Apocalisse. Sarà vero?
Quanto è vicina la fine del mondo? Tranquilli, ce lo può svelare l’Orologio dell’Apocalisse. Non aspettatevi nessun calendario astronomico scolpito in qualche oscuro tempio in mezzo alla giungla, nessun manufatto in grado di controllare lo scorrere del tempo e nemmeno una qualche reliquia dai poteri soprannaturali. L’Orologio dell’Apocalisse esiste, sì, ma soltanto nelle menti di chi l’ha creato.
Parliamo più che altro di una metafora, un espediente per sensibilizzare l’opinione pubblica e la leadership globale riguardo alla pericolosità di alcune nostre condotte. Perché pensare a un orologio con delle lancette per capire quanto siamo vicini all’apocalisse? Beh, mettiamola così. Se traducessimo i millenni, le ere geologiche e i secoli che ci separano dalla “creazione” del nostro mondo in sole 24 ore, ci resterebbero soltanto 90 secondi prima della mezzanotte. Sì, l’umanità ha i minuti contati: è questo il senso dell’Orologio.
L’Orologio dell’Apocalisse nasce in primis per misurare un pericolo totalmente dipendente dalla condotta umana: il rischio di una guerra atomica. Se le cose vanno male, la mezzanotte si fa più vicina. In caso di distensione globale, si fa più lontana. Ad “inventare” l’orologio sono stati i ricercatori del Bulletin of Atomic Scientists, una pubblicazione redatta da alcuni fisici che avevano preso parte al Progetto Manhattan all’indomani dei bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki.
Nel 1947, il Bulletin of Atomic Scientists divenne una rivista, sulla cui copertina comparve un orologio. Quale miglior modo per trasmettere un senso di incombenza? Al tempo, l’Orologio dell’Apocalisse segnava le 23:53. Sette minuti alla fine dell’umanità. Nel 1949, quando l’Unione Sovietica compì con successo il suo primo test nucleare, le lancette si mossero avanti fino alle 23:56. Quattro minuti all’apocalisse.
A ogni modo, il Bulletin non aggiorna di continuo l’Orologio, ma tiene conto di ogni episodio rilevante. Ad esempio, con la caduta dell’URSS nel 1991 e la firma dei trattati START sulla riduzione degli armamenti nucleari, la fine del mondo venne allontanata fino a quello che è il record positivo, cioè a 17 minuti dalla mezzanotte. Fino a quel momento, l’andamento fu comunque irregolare.
Si va dalla configurazione del 1953, con l’orologio fisso alle 23:58 per via dello sviluppo della bomba ad idrogeno, fino alla distensione del 1963, 23:48. Tuttavia, nel 1968 la situazione precipitò di nuovo: guerra in Vietnam, tensioni mediorientali e asiatiche tra India e Pakistan, con Cina e Francia che diventano potenze nucleari. L’Orologio torna alle 23:53. Insomma, un’alternanza di paura e sollievo. Ma c’è un problema: dal ‘91 in poi la situazione è soltanto peggiorata.
Già nel ‘95 si avvertono i primi scricchiolii, e nel 1998 i test atomici di India e Pakistan riportano le lancette al di sotto della soglia rassicurante dei 10 minuti. Sono le 23:51. Nel 2002 gli attentati alle Torri Gemelle fanno registrare le 23:53. Nel 2007, anche Corea del Nord e Iran fanno scoppiare le prime bombe. E siamo a 5 minuti dalla mezzanotte. 2012:-5 minuti; 2015:-3 minuti; 2017: -2 minuti e mezzo. 2018: -2 minuti; 2020: -1 minuto e quaranta; 2023: -1 minuto e mezzo. Ed ecco che siamo a 90 secondi dall’apocalisse.
Partendo dai classici moniti sul nucleare, il Board fa notare come l’ultimo trattato in materia rimasto tra Stati Uniti e Russia, il New START, sia prossimo alla scadenza, fissata per febbraio 2026. Con la guerra in Ucraina, nuovi accordi e trattative sono quasi impossibili. Ci sono poi gli arsenali della Cina, che entro il 2035 potrebbero rivaleggiare con quelli di Russia e USA.
Ancora, a preoccupare il Board che si occupa dell’Orologio dell’Apocalisse sono anche i cambiamenti climatici. La diversificazione energetica portata avanti da tutti quei paesi dipendenti dal gas russo ha spinto per investimenti nel gas naturale e nel petrolio, proprio quando le politiche comunitarie invitavano a ridurre il ricorso a combustibili fossili. E gli episodi climatici sempre più estremi, come il caldo record in Europa, le alluvioni e i monsoni inusuali non fanno che muovere le lancette verso destra.
A questa equazione si aggiungono anche le preoccupazioni circa le minacce biologiche. Che si tratti di armi batteriologiche o nuove pandemie, si stima che eventi traumatici come la pandemia da Covid 19 potrebbero ripetersi sempre più in futuro.
Il concetto old school di Doomsday Clock, per dirla all’inglese, nasce da un’intuizione comunicativa. Inoltre, l’assenza di un criterio oggettivo, nonostante il lavoro comune di diversi fisici, era una condizione a suo modo necessaria. La credibilità degli esperti dietro l’Orologio in qualche modo compensava l’eccesso di sensazionalismo sul pericolo nucleare. Nel tempo, però, il concetto dell’Orologio ha finito per minare gli sforzi dei suoi stessi creatori.
Come ammettono gli stessi membri del Board, l’Orologio risulta essere la sezione del sito ufficiale del Bulletin più consultata. Le attenzioni del grande pubblico vengono cioè convogliate unicamente sull’esposizione quasi masochistica delle minacce globali piuttosto che sui contributi scientifici proposti dallo stesso Bulletin, volti a proporre soluzioni concrete.
Insomma, cos’è che ci dice, questo Orologio dell’Apocalisse? Certamente, che in realtà la fine del genere umano non è più vicina di quanto non lo sia mai stata. Benché il suo scopo sia lodevole, L’Orologio rischia di favorire una visione pessimistica, narrazione che finirebbe per accettare che “tanto, alla fine, dobbiamo morire tutti”. la natura di un Orologio perennemente orientato verso la mezzanotte. Narrazione che finirebbe per rendere vani altri approcci perché “tanto, dobbiamo morire tutti quanti”.
In fin dei conti, più che un orologio, stiamo parlando di un termometro. Gli eventi che ci avvicinano all’apocalisse, infatti, assomigliano più che altro a linee di febbre. Forse, a questo punto sarebbe più sensato proporre diversi termometri a seconda del tema, dalle guerre al clima. Associare l’idea del pericolo all’aspetto unicamente temporale è rischioso, perché lascia solo intendere una corsa ineludibile, veloce o lenta che sia, verso un tempo x che non può essere evitato.
Alla fine bisognerebbe prendere l’Orologio dell’Apocalisse per quello che è: una rappresentazione simbolica di una valutazione complessiva sull’andamento del mondo fatta da una decina di premi nobel. Purtroppo, spostare le lancette e tornare indietro nel tempo a riparare il danno fatto non si può.