Passaporti d’Oro: quali nazioni vendono la cittadinanza (e a che prezzo)?

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Sembra assurdo, ma è possibile ottenere la cittadinanza di certi Stati… comprandola. Possedere un passaporto aggiuntivo è un vantaggio non da poco, soprattutto per chi ha a che fare con grandi quantità di denaro. Vediamo com’è che la cittadinanza può trasformarsi in una merce di scambio, e quali possono essere le implicazioni negative di questa pratica

Oggi non esiste cosa che non possa essere comprata e alla cifra giusta. Se, dopotutto, può essere accettabile l’idea di non potersi permettere quell’auto sportiva – perché non si guadagna abbastanza a differenza di quell’imprenditore bravo a far fruttare i suoi investimenti – diventerebbe senz’altro meno tollerabile la situazione che vedrebbe quello stesso imprenditore milionario legalmente in grado di ottenere un diritto o uno status sociale in virtù della sua sola capacità economica. 

Ebbene, da decenni – in alcuni paesi – è possibile comprare la cittadinanza, a patto che poi si decida di investire denaro in quel paese. Semplice e lineare. Peccato che, spesso, chi può investire è chi ha più soldi. Non a caso, una cittadinanza in vendita prende il nome di golden visa, “visto dorato”. 

La golden visa indica due tipologie differenti di “investimento”: la residenza per investimento (RBI) e la cittadinanza per investimento (CBI). Nel primo caso si parla di permessi di soggiorno, mentre nel secondo caso di cittadinanza e passaporti. A sdoganare tale pratica furono alcuni Stati caraibici, a partire dagli anni 80.

Il primo Stato in assoluto a mettere in vendita il proprio passaporto fu, nel 1984, Saint Kitts and Nevis. Il programma del piccolo paese insulare è tuttora uno dei più stabili e vantaggiosi. Si può divenire cittadini con una donazione in dollari allo Stato o tramite l’acquisto di proprietà immobiliari. Il relativo passaporto garantisce accesso – senza visto o con visto all’arrivo – in 156 paesi, inclusi Hong Kong, Russia, Singapore, Regno Unito, e persino l’area Schengen. 

Volete sapere il listino prezzi? Per un singolo richiedente: 125mila dollari. Per un richiedente più consorte: 150mila. Con consorte e due figli: 170mila. 10mila dollari per ogni figlio aggiuntivo sotto i 18 anni e 25mila sopra i 18 anni. Queste cifre vengono definite come donazioni per la crescita del paese. In alternativa, potete acquistare una proprietà dal valore minimo di 200mila dollari, se appartenente a un preciso piano di sviluppo immobiliare, oppure di 400mila dollari se si tratta di una qualsiasi altra proprietà domestica privata. 

Ovviamente esistono diverse motivazioni legittime, e legali, per ricorrere ai golden visa: la volontà di avviare un’attività in un paese, la possibilità di viaggiare senza confini grazie a passaporti dotati di alta mobilità, il desiderio di trasferirsi immediatamente in un paese politicamente più stabile che possa offrire migliori condizioni di vita per sé e per la propria famiglia. Ma non siamo nati ieri. 

Certi individui possono fare ricorso ai programmi di CBI per nascondere i propri beni al fisco del paese d’origine, e così evadere tasse e altri oneri fiscali. L’OCSE riconosce due criteri in grado di far scattare un campanello d’allarme: aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore al 10%, e la non obbligatorietà della presenza fisica di almeno 90 giorni dell’individuo sul territorio.

Sui golden visa, l’Unione Europea va particolarmente cauta. Ad esempio, nel 2015 l’UE e lo staterello oceanico di Vanuatu avevano stipulato un accordo che consentiva ai cittadini vanuatiani di recarsi in territorio europeo senza visto per un certo periodo di tempo. Poi nel 2022, questi accordi sono stati sospesi. Come mai?

Gli organi europei nutrivano diversi sospetti nei confronti di golden visa concessi da Vanuatu. La percentuale di domande respinte da Vanuatu era estremamente bassa. Non c’erano requisiti di presenza fisica. La cittadinanza era stata concessa a richiedenti inseriti nelle banche dati dell’Interpol. Per finire, i richiedenti erano cittadini di paesi in cui di norma serve un visto per entrare nell’UE. In altre parole, queste golden visa aggiravano i sistemi di sicurezza dell’UE. 

Comunque, a volte non c’è bisogno di salpare alla volta di esotici arcipelaghi per ottenere un passaporto vantaggioso: basta girare un po’ per la stessa Europa, e incontrare vari venditori di cittadinanze: Malta concede i suoi passaporti dietro esborso di 738 mila euro, e con un periodo di permanenza di 36 mesi (oppure 888 mila euro per 12 mesi). Abbiamo poi Bulgaria, Cipro, Austria, Montenegro e Turchia, Estonia, Grecia, Spagna, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo e Paesi Bassi. E, alla fine, ci siamo anche noi, l’Italia. 

Da noi, per ottenere un permesso di soggiorno è sufficiente soddisfare uno dei seguenti tre requisiti: investire 2 milioni di euro in titoli di stato, investire 500mila euro in azioni di società italiane (250mila se si trattano di start-up innovative) oppure una donazione minima di 1 milione in progetti di pubblico interesse. 

Stando alle stime dell’Unione Europea, tra 2011 e 2019 oltre 132 mila persone hanno ottenuto permessi di soggiorno o cittadinanze dietro pagamento negli Stati membri, per un afflusso di investimenti stimati ad almeno 21 miliardi di euro. Secondo un report del 2018 stilato da Transparency International e Global Witness, in 5 anni (dal 2013 al 2018) nazioni come Cipro si sono intascate qualcosa come 4 miliardi di euro, mentre Malta ne ha ottenuti “soltanto” 718 milioni. 

Non tutti i paesi rendono noto il numero di cittadinanze concesse, né tantomeno a chi. Se ad esempio della Lettonia sappiamo che dal 2021 al 2017 sono stati concessi golden visa a 12mila russi, 1400 cinesi e centinaia di individui provenienti da Uzbekistan e Kazakhstan, di paesi come Malta, Cipro, Lussemburgo, ma anche Olanda e Austria, non sappiamo nulla. Si tratta di un problema, perché in questo modo potenzialmente chiunque potrebbe entrare indisturbato all’interno dell’area Schengen. 

Inoltre, passaporti e visti non si vendono da soli. Lo sa bene il presidente della Henley and Partners, nota società di consulenza, Christian Kalin, definito il re dei passaporti. Si tratta di un business assolutamente legale, fintanto che certi stati promuovono programmi di cittadinanza per investimento. Il problema, come sempre, sta nel vuoto normativo che spesso consente troppe libertà a chi ha più denaro. E per quanto riguarda l’etica, beh…per come va il mondo oggi è più facile e veloce diventare milionari che ottenere una cittadinanza da comuni mortali.