Fentanyl: la droga che sta mettendo in ginocchio gli USA

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Il Fentanyl è un oppioide 50 volte più potente dell’eroina. Nel solo 2022 ha ucciso 75 mila americani, in quella che negli Stati Uniti è considerata come una vera e propria crisi degli oppioidi. Chi è che produce il fentanyl, e come arriva negli Stati Uniti? C’è il rischio che arrivi anche in Italia?

Nel solo 2022, il fentanyl ha ucciso 75mila statunitensi, più americani di quanti ne siano morti in Vietnam e Afghanistan. Sempre nel 2022 la DEA – Drug Enforcement Administration – ha sequestrato al confine con il Messico 50 milioni di dosi di fentanyl, prodotte e importate dai cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco. Tuttavia, il fentanyl è soltanto l’ultimo di una serie di farmaci e sostanze prescritti negli anni 90 come antidolorifici, e che hanno finito per causare dipendenza. 

Il 28 settembre 2022 il rapper Coolio, autore della celebre Gangsta’s Paradise, veniva ritrovato senza vita nel bagno di casa del suo manager a Los Angeles. Una morte improvvisa, a soli 59 anni, che solo mesi più tardi troverà una spiegazione ufficiale: overdose da fentanyl. 

Sviluppato e introdotto già negli anni 60 come anestetico, il fentanyl è tutt’oggi approvato dalla Food and Drug Administration per l’uso medico ed è presente in diversi prodotti farmaceutici a scopo analgesico, ovviamente prescritti da un medico in situazioni eccezionali, per alleviare dolori cronici, post-operatori e oncologici. 

Tuttavia, esiste anche un mercato parallelo e clandestino, nel quale non è richiesta alcuna ricetta medica, e il fentanyl viene spesso rubato o contraffatto. Spesso, il fentanyl contraffatto viene confezionato in pillole che richiamano all’apparenza prodotti farmaceutici più “sicuri”, aggirando possibili controlli. 2 milligrammi di fentanyl possono rivelarsi letali in determinate circostanze. Quasi il 40% delle pillole sequestrate dalla DEA presenta dosi di fentanyl che arrivano fino ai 5. 

Tra il 2011 e il 2018 le overdosi letali correlate al fentanyl sono aumentate tragicamente. Se nel 2011 il Centre for Disease Control and Prevention contava 2mila 666 decessi, nel 2018 questi risultavano già saliti a 31 mila 335. A New York, nel 2022, l’81% delle morti per overdose era causata dal fentanyl. 

Al momento, gli Stati Uniti si trovano nella loro quarta ondata della crisi da oppioidi. Difatti, Coolio e le altre 75 mila morti per overdose sono vittime di un’epidemia dilagata 20 anni prima, che si stima possa essere costata la vita ad almeno 645mila persone, dal 1999 al 2019. 

Negli anni 90 fece la sua comparsa sul mercato farmaceutico statunitense l’OxyContin, un antidolorifico che l’azienda produttrice, la Purdue Pharma, presentava come rivoluzionario e “non-narcotico”, in grado di alleviare ogni dolore e senza causare alcuna dipendenza. OxyContin, però, altro non è che il nome commerciale dell’ossicodone, un oppioide non considerato fatale, ma pericoloso in caso di abuso o se utilizzato con altre sostanze. E come ogni oppiaceo, il suo consumo genera assuefazione e dipendenza. 

Sotto la direzione di Richard Sackler, Purdue promosse un’ampia, spregiudicata e fraudolenta campagna di marketing volta a fare pressioni su medici e autorità sanitarie, sia per vedersi riconosciuta la sicurezza del farmaco che per innalzare il numero delle prescrizioni senza alcuna necessità medica, specie a beneficio di operai e lavoratori afflitti da dolori cronici. Metteteci poi il sistema sanitario statunitense, che scoraggia i cittadini a compiere terapie costose e sostituirle con i farmaci, e il patatrac è fatto.

L’OxyContin finì per creare seri problemi di dipendenza tra i suoi consumatori. La Purdue lo sapeva, ma fatturando più di un miliardo di dollari in soli 4 anni, fece buon viso a cattivo gioco. Tra gli anni 90 e 2000, i pazienti ignari dei rischi prolungarono le assunzioni oltre i tempi prescritti da medici non troppo solerti. Il disastro si scatenò quando l’OxyContin venne a mancare.

Una volta diminuite le prescrizioni, molti dei pazienti ora in astinenza da oppiacei iniziarono a sostituire i farmaci con droghe analoghe, o con altri oppioidi sintetici meno costosi ma più pericolosi. Tra il 2010 e il 2013 si assistette quindi ad altre due ondate, caratterizzate dai decessi per eroina e fentanyl. Spesso le vittime erano gli ormai 30/40enni avviati alla tossicodipendenza da adolescenti, quando di nascosto trafugavano l’OxyContin dagli armadietti dei genitori. 

I dati del Centre for Disease Control indicano chiaramente come, dopo la terza ondata del 2013, le morti da abuso di oppioidi siano salite vertiginosamente: nel 2021 erano 10 volte maggiori rispetto al 1999. Ed è tutto (de)merito del fentanyl. Ma da dov’è che viene?

I cartelli messicani sono responsabili della produzione e dell’importazione del fentanyl sul suolo americano. Eppure, il Messico è solo una tappa intermedia, perché con l’aumentare della domanda in seguito ai disastri della Purdue, ha cominciato ad arrivare in massa dalla Cina. 

Appena divenuto presidente, Donald Trump strappò a Xi Jinping la promessa di limitare la produzione di fentanyl in Cina. In effetti, nel 2019 Xi vietò l’oppioide. In questo contesto, i produttori cinesi aggirarono le leggi nazionali scomponendo il fentanyl in soluzioni lecite, simili a quelle sfruttate in ambito chimico e farmaceutico. Così, cominciarono a fornire i componenti ai cartelli messicani, che oggi si occupano della lavorazione finale. 

Per Pechino, il fentanyl è un problema unicamente statunitense, e il traffico criminale internazionale è frutto dell’alta domanda sul mercato americano. Secondo il segretario di Stato Anthony Blinken, però, il fentanyl potrebbe presto arrivare in Europa, e anche in Italia. Ma sarà vero?

In Europa, l’oppioide più diffuso e consumato resta l’eroina, assieme a metadone, morfina e anche ossicodone, per un totale di sequestri che ammonta a 1,3 tonnellate, di cui appena 5400 pasticche di fentanyl. Se dovessimo fare un’analisi “fredda”, oggi la domanda di eroina in Europa è regolarmente soddisfatta, quindi il fentanyl non trova ancora spazio. 

Il discorso potrebbe cambiare qualora l’Afghanistan, il maggior produttore di papaveri da oppio, dovesse vietarne la coltivazione, come sembra voler fare. A quel punto, il fentanyl – più semplice da sintetizzare – potrebbe essere sostituito all’eroina. Al momento, però, sono solo gli Stati Uniti a fronteggiare questa crisi senza precedenti. E, purtroppo, il consumo di droga non si sconfigge semplicemente eliminando le sostanze circolanti.